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Come possiamo trovare nuove prospettive, punti di vista innovativi e alternativi, in modo da creare soluzioni migliori, che siano più flessibili e che rispondano in modo più efficace ai problemi unici per ogni realtà? Scegliendo di avere un team multidisciplinare in grado di ampliare la visione e porsi le giuste domande al momento opportuno.

Questo modo di lavorare è uno dei principi fondamentali dell’Agile Scrum. Ma cosa lo differenzia da un team convenzionale?

Un “Big Bang” Team, come lo chiamiamo noi, è in grado di auto-organizzarsi e prendere decisioni dirette. Questo significa uno stop ai compartimenti stagni e agli uffici che non parlano fra loro: così si crea una maggior dinamicità e flessibilità, più adatta al contesto attuale.

Ma come funziona?

Il concetto è molto semplice: ogni team è a conoscenza degli elementi che lo compongono. Punti di forza, di debolezza, competenze, peculiarità e soft skills.

Ma questo non basta.

Perché tutti collaborino in modo proattivo al progetto in atto, è necessario che il linguaggio utilizzato sia comune. I termini devono essere condivisi, conosciuti, in modo da favorire e rafforzare la comunicazione ed il processo decisionale che ne deriva.

Se tutto fluisce nella maniera corretta, potremmo osservare un’iterazione utile, la nascita di idee di qualità, libere da preconcetti e da vincoli.

Facciamo un esempio pratico.

Un backend developer potrebbe aiutare l’UX designer verso la scelta di una via tecnicamente migliore, con performance più elevate. Così come un Digital PM potrebbe far notare al team di sviluppo un intoppo nel percorso dell’utente, che non è in linea con il set di requisiti espressi dagli stakeholders.

Ma non solo: qualsiasi membro del team, indipendentemente dal ruolo, potrebbe contribuire con la propria visione unica, o segnalare eventuali problematiche o discostamenti dalle users story e obiettivi iniziali.

Costituire un “Big Bang” Team non consiste quindi nella creazione di reparti specializzati che danno il meglio in una fase specifica del progetto, questo ci ricondurrebbe al Waterfall, ma nella cooperazione tra le persone, clienti ed utenti inclusi.

Rompere la struttura a reparti per concentrarsi sul risultato finale

Developer, Architect, PM, designer, creativi, che cooperano per consegnare insieme il progetto.

Questo significa che uno sviluppatore deve imparare a capire il significato dei colori e che un designer deve imparare a leggere il coding? In un certo senso sì.

Una delle caratteristiche distintive di questi team è la collaborazione. Questa non si può imporre, ma si può creare tramite la diffusione di obiettivi chiari e condivisi.

Ognuno deve assumersi delle responsabilità specifiche nel progetto, con la consapevolezza che tutti contribuiscono alla sua buona riuscita.

Possiamo riassumere il concetto dicendo che i “Big Bang” Team sono in costante apprendimento, così da generare innovazione continua.

In questo modo le soluzioni sono migliori, nascono idee ed ipotesi del tutto nuove, valutando opzioni a cui non si era mai pensato in precedenza.

La collaborazione genera eccellenza, l’eccellenza è la base per proiettarsi nel futuro.

“Big Bang” Team in Axiante

Scrivere questo approfondimento è stato un piacere: in Axiante siamo abituati a formare questi team durante i nostri progetti, è un approccio che ormai abbiamo di default. Presi singolarmente siamo backend developer, full stack developer, architect, software analyst, process analyst, digital project manager e creativi. Ci piace coinvolgere i nostri clienti.

Questo tipo di ambiente ci motiva e ci aiuta a creare soluzioni di valore tangibile, trovando risposte che solitamente sono difficili non solo da scoprire, ma anche da individuare.


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